Bollettino di psicanalisi n. 16 – 17: L’altro e la psicosi. L’autre et la psychose.

Bollettino di psicanalisi n. 16 – 17: L’altro e la psicosi. L’autre et la psychose.

L’ALTRO E LA PSICOSI. L’AUTRE ET LA PSYCHOSE

Bollettino di Psicanalisi – Cosa Freudiana

n. 16-17 – giugno 2000

Roma – 2000

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La lettura interpretativa freudiana ha aperto una strada alla comprensione del linguaggio psicotico. Il metodo di Freud, però, nasce dalla pratica con i nevrotici. L’esperienza di Lacan trae origine dalla clinica dell’alienato e si sviluppa teoricamente in parallelo al progresso della linguistica del suo tempo. La teo­ria del soggetto lacaniano, la sua dipendenza dal significante, è per ciascuno, in quanto essere parlante, il suo specifico inseri­mento nel simbolico e ci permette di fare dei passi in più rispet­to a Freud. Possiamo quindi cercare di affrontare il soggetto psicotico attraverso il suo particolare modo di essere preso nel linguaggio.

E nell’esperienza dello psicotico che si manifesta il reale in cui l’irruzione dell’inconscio al di fuori del soggetto colpisce e inebetisce, proprio perché è slegato dal simbolico; è ciò che in­contriamo nel delirio. La nullificazione del simbolico è ciò che Lacan chiama forclusione.Come spiegare quella femminilizza-zione nelle psicosi (“la psychosepousse-à-la-femme”)descritta da Schreber nelle sue Memorie se non in termini di forclusione della posizione femminile nella sua significazione simbolica essenziale?

Questi tre aspetti cruciali – il linguaggio, la forclusione e l’in­contro – si intrecciano nel senso di un continuo rinvio dalla pro­blematica dell’uno a quella dell’altro. Osserviamo che al centro di ognuno c’è sempre il riferimento fondamentale al rapporto dello psicotico con il grande Altro, più precisamente con il difet­to della dimensione dell’Altro che è particolare alle psicosi. Nel caso della psicosi, l’Altro è ridotto alla dimensione del simile, cioè l’altro(con a minuscola) dell’identificazione immaginaria speculare.

L’Altro non ancora definito come luogo (ci riferiamo all’epo­ca del Seminario III, in cui l’Altro è ancora soggetto parlante), ma in procinto di diventarlo, momento in cui perderà ogni trac­cia di “personificazione”. Da allora il luogodell’Altro verrà da Lacan definitol’ordine del linguaggio (cioè l’ordine nel quale il soggetto è preso) e, anche, tesoro dei significanti (cioè il bagaglio simbolico di ciascuno).

L’incontro è il momento di tutto ciò che è dell’ordine transfe-renziale (che si tratti dell’incontro con un medico, come nel caso di Schreber, o con una donna, come nel caso di Althusser). È un momento in cui il significante Nome-del-Padre viene tirato in ballo, aprendo una voragine nel soggetto. L’incontro lo induce ad un tentativo disperato di riempire il buco nell’Altro. E, allora, l’incontro è suscettibile di convocare al posto di questa mancan­za radicale nell’Altro, un significante: Un padre o… La donna.

per informazioni: burzotta@tin.it